Home 2015 8 luglio RIFORMA UNIVERSITARIA TRASFORMARE LE UNIVERSITÀ IN FONDAZIONI. L'ESEMPIO DEL GIAPPONE
TRASFORMARE LE UNIVERSITÀ IN FONDAZIONI. L'ESEMPIO DEL GIAPPONE PDF Stampa E-mail

Qualche anno fa le Università nazionali in Giappone sono state trasformate da un giorno all’altro in fondazioni (kokuritsu daigaku hōjin) e non è successo niente di grave. Esse funzionano ora su per giù come funzionavano prima, senza grosse semplificazioni né complicazioni. La straordinaria efficienza delle Università giapponesi – se comparata alla nostra – è rimasta straordinaria.
Se un collega giapponese ha bisogno di un collaboratore adesso che è in una fondazione, esattamente come prima quando era nella PA, sceglie chi vuole e stipula in 10 minuti un contratto con i propri fondi di ricerca, se deve comprare un computer lo acquista in negozio o sul web dove costa meno e dove glielo consegnano prima, se deve rimborsare una missione a un collaboratore chiede una nota spesa e poi apre il cassetto e rimborsa in contanti seduta stante.
Per di più, adesso come prima, il cassetto della scrivania con i soldi per i rimborsi non è nemmeno chiuso a chiave e neanche la porta dell’ufficio, perché nessuno si sogna di rubare né nella PA né in una fondazione.
In Giappone, nonostante i gravi problemi di indebitamento pubblico, le Università-fondazioni di oggi, esattamente come le Università-PA di ieri, non hanno i controlli preventivi di legittimità della Corte dei Conti, il bilancio unico, la tracciabilità dei flussi finanziari, le limitazioni di turnover, i punti-organico, la PEC, la fattura elettronica obbligatoria, la SUA, la VQR, l’ASN, il mercato elettronico della PA, lo split payment e tutte le altre sciocchezze che abbiamo inventato noi negli ultimi anni in nome della Legalità.
L’unica cosa di cui i colleghi giapponesi si lamentano a causa dell’ingresso dei privati e delle grandi industrie nei consigli di amministrazione delle loro Università-fondazioni è il fatto che la libertà di ricerca e di insegnamento è stata significativamente limitata. Ma questo non è poi un grosso problema: loro mica ce l’hanno fra i principi fondamentali della Costituzione la libertà di ricerca e di insegnamento.
Di fatto quindi con la trasformazione delle Università in fondazioni è sì cambiata la governance, ma per il resto non è cambiato molto. Loro però sono Giapponesi, ovvero un popolo che per cultura e tradizione è capace di darsi regole chiare e di farle rispettare. Noi Italiani no, in queste cose proprio non siamo portati e, infatti, abbiamo già dato ampia dimostrazione di ciò che siamo capaci di fare con le fondazioni, in campo politico, bancario, culturale e delle amministrazioni locali. (Fonte: N. Casagli, Roars 26-05-15)