Home 2015 7 settembre LIBRI. RAPPORTI UNIVERSITÀ 3.0 – QUATTRO ANNI VISSUTI PERICOLOSAMENTE
UNIVERSITÀ 3.0 – QUATTRO ANNI VISSUTI PERICOLOSAMENTE PDF Stampa E-mail

Autore: Redazione ROARS, ecommons, 2015, pp. 1-236.

Composto da una rassegna commentata degli articoli più significativi pubblicati dalla redazione, questo libro rappresenta al contempo una micro-storia degli ultimi anni dell'università italiana e un vademecum utile a chiunque voglia partecipare al dibattito pubblico sul destino della ricerca e dell'istruzione superiore nel nostro Paese. In Italia ci sono troppe università. I professori universitari sono baroni strapagati e producono ricerca mediocre. L’università italiana è quasi gratuita per chi studia. La laurea non aiuta a trovare lavoro: meglio alcuni lavori manuali. Queste sono alcune delle affermazioni ricorrenti che negli ultimi anni si trovano in giornali e media a proposito di università. Affermazioni che hanno plasmato il dibattito pubblico, dipingendo l’università italiana come un «sacco bucato» che andava non solo riformato ma radicalmente cambiato. Sfatare questi – e altri – «miti e leggende» attraverso il fact checking è stata – ed è tuttora – una delle principali missioni di Roars (Returns On Academic ReSearch), un blog nato a fine 2011, che conta 13 redattori, a vario titolo appartenenti al mondo accademico e scientifico.
Università 3.0 – Quattro anni vissuti pericolosamente è un libro che raccoglie e commenta alcuni dei più significativi articoli apparsi su questo blog per raccontare l’università post-Gelmini. Frutto del lavoro congiunto di tutta la redazione (coordinato da Marco Viola), il volume ospita e sistematizza – in una logica tematica piuttosto che cronologica – alcuni contributi scritti dai redattori e apparsi sul blog, con l’aggiunta di un articolo a firma Pietro De Nicolao e due articoli a firma di Federica Laudisa.
Lo scopo principale del testo è prendere in esame le vicissitudini dell’università e della ricerca italiane, in particolare dopo la riforma Gelmini del 2010, con una prospettiva diversa da quella usualmente adottata dai media e dal dibattito politico. Secondo gli autori, «la riforma Gelmini ha usato e pervertito in particolare tre parole chiave: “sprechi”, “eccellenza” e “valutazione”». Su questi temi si focalizza quindi la scelta dei contributi, raggruppati in 10 sezioni tematiche, ognuna preceduta da un’apposita nota introduttiva. (Fonte: M. Cinque, Roars luglio 2015)