Home 2015 7 settembre LIBRI. RAPPORTI INTERNET NON È LA RISPOSTA
INTERNET NON È LA RISPOSTA PDF Stampa E-mail

Autore: Andrew Keen. EGEA (Collana Cultura e società) 2015. 224 pp.

Saggio rigoroso e ricco di riflessioni originali, "Internet non è la risposta" costituisce quasi un unicum nella pubblicistica sulle evoluzioni e applicazioni di Internet ai vari settori dell’economia, e pertanto una lettura quasi obbligata in tempi nei quali quasi non si sente altro che elogi sperticati su come Internet ci abbia cambiato (in meglio) la vita. Oggi che Internet è arrivato a collegare quasi tutti e tutto sul pianeta, sostenere che si tratti di uno strumento capace di democratizzare gli aspetti positivi dell'umanità e disgregare quelli negativi, creando un modo più aperto e paritario, è una falsa promessa. Di fronte alle tante domande in sospeso di natura economica, sociale, politica, culturale - sull'odierna società interconnessa, tutti hanno una risposta pronta sul perché tante di quelle promesse non si siano realizzate. Tali risposte, più o meno coerenti e praticabili, si pongono come comprensibili rimedi alla frantumazione collettiva e al dissesto economico della società e sono esse stesse, in un certo senso, la testimonianza del perché Internet non è la risposta. Almeno, non ancora. Almeno fino a quando non avremo affrontato la sfida di dare una forma corretta ai nostri strumenti in Rete prima che siano loro a plasmarci. Andrew Keen sfata una serie di luoghi comuni sul presunto ruolo di Internet nel democratizzare l’informazione e nel far diminuire le disparità economiche. E mette a fuoco in questo saggio documentatissimo e controcorrente perché, a partire dall’invenzione del World Wide Web da parte di Tim Berners-Lee nel 1989, Internet sia divenuto la domanda centrale del mondo interconnesso del XXI secolo piuttosto che la risposta alle disuguaglianze.
Nel 2018 sarà online il 60% della popolazione mondiale, stimata a oltre 7 miliardi: dei 4,5 miliardi degli individui che saranno interconnessi, più della metà dei nuovi utenti, ovvero 2,5 miliardi, saranno provenienti da Medio Oriente, Asia e Africa. Entro il 2020 saranno connessi non solo gli individui, ma oltre 50 miliardi di dispositivi mobili. Il fatto è che, sostiene Keen, più usiamo la rete e minore è il vantaggio che ne ricaviamo. Invece di creare e distribuire maggiore ricchezza, il capitalismo distribuito della nuova economia interconnessa ci impoverisce. Anziché generare nuovi posti di lavoro come nelle promesse iniziali, è la causa principale della «fine del lavoro» come spiegava anni fa Jeremy Rifkin. (Fonte: dalla presentazione dell'editore)