Home 2015 26 ottobre LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA-OCCUPAZIONE LA RICORRENTE PROPOSTA DI ABOLIRE IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO
LA RICORRENTE PROPOSTA DI ABOLIRE IL VALORE LEGALE DEL TITOLO DI STUDIO PDF Stampa E-mail

Abolire il valore legale del titolo di studio è una battaglia contro nemici forti e agguerriti: gruppi studenteschi, lobby dei docenti universitari, forze politiche di entrambi gli schieramenti. Non a caso l'emendamento alla riforma della pubblica amministrazione presentato dal senatore Pd, Marco Meloni, che apriva al principio di differenziazione degli atenei, è stato sommerso da un coro di critiche pretestuose. Eppure, la condizione del nostro sistema universitario richiederebbe un confronto a tutto campo, non viziato da veti corporativi e pregiudiziali ideologiche. Negli USA Il sistema universitario si fonda su regole di mercato: le università si disputano i professori migliori con totale libertà retributiva. L'equilibrio finanziario è assicurato da alte rette e da un esteso meccanismo di donazioni, fiscalmente incentivato. Una quota cospicua delle risorse pubbliche destinate all'istruzione superiore, per altro verso, finanzia direttamente gli studenti sotto forma di borse di studio e prestiti, e non gli atenei (da noi avviene il contrario). Beninteso, questo modello esclude sia il valore legale del titolo di studio sia il ruolo unico pubblico dei cattedratici. Il primo presuppone e determina l'altro. Il valore legale del titolo di studio, infatti, implica la natura di impiegati pubblici di coloro che devono rilasciarlo. Già settant'anni fa Luigi Einaudi aveva proposto di abolire con un semplice tratto di penna il valore legale dei titoli di studio, fatta salva la necessità di una certificazione pubblica per l'esercizio di professioni legate alla salute e alla sicurezza dei cittadini. Per lo statista piemontese era una di quelle riforme a costo zero, coerenti con la migliore tradizione del riformismo liberaldemocratico. (Fonte: M. Magno, ItaliaOggi 18-09-2015)