Home 2015 26 ottobre VARIE UN QUADRO DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA
UN QUADRO DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA PDF Stampa E-mail

In dieci anni, dal 2004 al 2014, gli iscritti al primo anno sono passati da 338.482 a 260.245 (dati Miur). Anche se nelle ultime due stagioni la flessione media è rallentata e nelle università del Nord le matricole sono tornate a crescere, la perdita all'università di 78 mila diciannovenni, che sono il 23 per cento di una generazione, uno su quattro, è un dato da emergenza nazionale. E poi, qui parla lo Svimez, il tasso di passaggio dalla scuola superiore all'istruzione terziaria è sceso al Nord al 58,8 per cento e al Sud al 51,7, le cifre più basse dell'ultima decade. L'Ocse ci ricorda che il tasso d'ingresso all'università in Italia è al 40 per cento quando tra le nazioni sviluppate è al 60. È necessario andare avanti per comprendere lo stato dell'arte. Siamo 32esimi su 37 paesi Ocse come aliquota di laureati: il 21 per cento. In Corea del Sud nel 2011 i laureati erano il 64 per cento quando trent'anni prima non raggiungevano il 10. Se restiamo in Europa, a proposito di laureati in rapporto con la popolazione in età di lavoro, peggio di noi c'è solo la Romania. Tutto questo accade mentre la spesa pubblica è aumentata del 10,7 per cento (tra il 2011 e il 2014) mentre gli investimenti destinati all'università sono scesi dall'1,19 per cento allo 0,95. Da noi, e in altri quattro paesi europei, i tagli di bilancio nel settore sono stati superiori al 5 per cento. I docenti degli atenei italiani nel 2013 erano 55 mila, con un calo complessivo del 13 per cento in dieci anni. E nell'ultima decade - questo è il dato straordinario - sono stati espulsi 97 ricercatori precari ogni cento. Nel Sud in sei anni si è perso il 38 per cento delle posizioni per un dottorato. Infine l'Andisu, l'associazione che si occupa del diritto allo studio, ha portato all'uditorio il suo carico ricordando che in Italia lo Stato spende sul diritto allo studio 600 milioni quando in Germania l'intervento è da 4 miliardi e in Francia da 3,6. (Fonte: C. Zunino, www.repubblica.it/scuola 01-10-15)