Home 2015 26 ottobre VARIE COMPRESSIONE SELETTIVA E CUMULATIVA DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA
COMPRESSIONE SELETTIVA E CUMULATIVA DELL’UNIVERSITÀ ITALIANA PDF Stampa E-mail

Avviata dal governo Berlusconi (con i ministri Gelmini e Tremonti), la scelta della compressione selettiva e cumulativa dell’università italiana è stata confermata prima dal governo Monti (ministro Profumo) e  poi dal governo Letta (ministro Carrozza) e, più recentemente, dal governo Renzi (ministro Giannini). Questa scelta è stata fatta in assenza di un documento strategico che la annunciasse e motivasse (con l’eccezione di  alcune limitate indicazioni fornite dal ministro Gelmini: si veda il sito www.roars.it per tutti i documenti) e di una aperta discussione politica e politico-culturale sui grandi cambiamenti che si sono venuti determinando e sulle loro conseguenze. Si è trattato di una “rivoluzione sotterranea”, affidata a un groviglio di norme e di disposizioni ministeriali, entro le quali anche per un addetto ai lavori è difficile ritrovare il bandolo della matassa (Un tentativo di ricostruzione è in A. Banfi, G. Viesti, “Meriti e bisogni nel finanziamento del sistema universitario italiano”, Working Paper Fondazione Res, 3/2015). La politica – è questo il giudizio di chi scrive – ha compiuto scelte forti, ma ha quasi avuto timore di assumersene la paternità diretta, nascondendosi dietro le norme tecniche, e lo slogan del “merito”: tanto suadente quanto vuoto di concreti significati.
Tra il 2008 e il 2014, secondo i  dati  dell’European University Association Public Funding Observatory, l’investimento pubblico si è ridotto del 21% in termini reali, con una dinamica significativamente peggiore rispetto a quella della Spagna e di segno opposto a quella degli altri grandi paesi europei (con l’esclusione dell’Inghilterra). L’ammontare del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che copre gli stipendi del personale e gli altri principali costi degli atenei, è passato in termini nominali da 7,2 a 6,7 miliardi.
Parallelamente vi è stato un forte aumento della tassazione studentesca, che ha contribuito a determinare una significativa riduzione delle immatricolazioni, soprattutto  di chi proviene da famiglie con reddito più basso e di chi possiede un diploma non liceale.
Altri provvedimenti hanno causato una diminuzione del numero dei docenti nella misura di circa 2000 unità l’anno negli ultimi 5 anni. Insomma, a seguito delle scelte compiute, il sistema universitario italiano è divenuto più piccolo: con meno risorse, meno docenti, meno immatricolati. La compressione è stata selettiva: cioè ha riguardato alcune sedi molto più di altre. Ciò è avvenuto attraverso l’utilizzo di un coacervo di indicatori, che hanno ripartito in modo assai dispari questi tagli. (Fonte: G. Viesti, Roars 06-09-15)