Home 2015 23 novembre IN EVIDENZA GLI ESITI IMPROPRI DELLE AMMISIONI GIURISPRUDENZIALI AI CORSI DI MEDICINA
GLI ESITI IMPROPRI DELLE AMMISIONI GIURISPRUDENZIALI AI CORSI DI MEDICINA PDF Stampa E-mail

I ricorsi al Tar contro il test dell'a.a. 2014/2015 per l'ingresso ai corsi a numero programmato di Medicina hanno portato l'80% in più del numero di studenti previsti dai decreti ministeriali (9.983): "4 studenti su 10 delle matricole di Medicina dello scorso anno non hanno superato i test ma sono entrati perché hanno avuto giustizia in un'aula di tribunale per le irregolarità compiute durante le prove" (Flavia Amabile, "Palermo, i paria di Medicina. Per i «ricorsisti» solo prof virtuali" - La Stampa, 12/10/2015).
L'aumento inaspettato del numero di studenti ammessi ha creato enormi disagi nelle sedi universitarie: a Palermo si è deciso di fare lezioni in streaming, con i docenti che si sdoppiano tra lezioni in presenza e videolezioni in altre aule; a Genova, il presidente della Scuola di Scienze mediche e farmaceutiche ha reclutato in tutta fretta una decina di docenti a contratto per far recuperare ai ragazzi entrati a dicembre le lezioni perdute del primo trimestre.
Difficili i rapporti di convivenza tra studenti ammessi regolarmente e quelli ammessi con ricorso: alcuni dei primi, in virtù dei cambiamenti alla graduatoria nazionale conseguenti al ricorso, hanno dovuto abbandonare la propria sede per andare a studiare in altre università italiane a scapito proprio dei "ricorrenti". All'opposto, la ghettizzazione di quest'ultimi, visti con estrema diffidenza da professori e colleghi, ha creato una situazione paradossale di guerra interna senza esclusione di colpi (piuttosto bassi). Tutti gli studenti, pur frequentando i corsi e vedendo rispettato il loro "diritto allo studio", sono preoccupati dal futuro: cosa accadrà quando questa innumerevole massa di frequentanti comincerà a lavorare nei laboratori, nei reparti, a svolgere il tirocinio obbligatorio? (Fonte: D. Gentilozzi, rivistauniversitas 09-11-15)
Come ricorda la CRUI, il test non si può abolire perché è previsto da una legge dello Stato, e dunque è volontà politica (espressa nel 1999 con la legge istitutrice del "numero chiuso", L. 264/1999) giustificata dal fatto che "gli atenei non avrebbero né le risorse, né gli spazi per gestire un migliaio di studenti in più di quelli ammessi ogni anno". Il diritto all'istruzione non deve generare corsi di laurea caotici e inefficienti specie per futuri professionisti responsabili della salute (PSM).