Home 2015 23 novembre IN EVIDENZA DIRITTO ALLO STUDIO. IL MINIAUMENTO DEL FINANZIAMENTO NELLA LEGGE DI STABILITÀ, IL CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI AL SUD E LE BORSE DI STUDIO SOLO A TRE QUARTI DEGLI STUDENTI "IDONEI"
DIRITTO ALLO STUDIO. IL MINIAUMENTO DEL FINANZIAMENTO NELLA LEGGE DI STABILITÀ, IL CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI AL SUD E LE BORSE DI STUDIO SOLO A TRE QUARTI DEGLI STUDENTI "IDONEI" PDF Stampa E-mail

Con il miniaumento del finanziamento al diritto allo studio la Legge di Stabilità 2016 non si discosta troppo dalle manovre che l’hanno preceduta. Ma questa volta il fatto che borse di studio e simili facciano solo una timidissima comparsa nel maxiemendamento approvato da Palazzo Madama (al comma 139 dell'art. 1 solo 5 milioni l'anno in più per il Fondo Integrativo Statale per le borse di studio - FIS -, portato così da 162 a 167 milioni) rischia di fare più rumore del solito. Per due ragioni: il sistema sta provando con scarso successo a digerire le nuove regole dell'Isee, che fanno salire i parametri di molte famiglie escludendole dal raggio d'azione delle borse di studio. A inquietare chi si occupa di università è, infatti, un fenomeno che negli ultimi anni si è gonfiato, e che con il rachitismo del diritto allo studio all'italiana è strettamente collegato: si tratta del vero e proprio esodo di studenti dagli atenei del Sud, che hanno registrato un crollo nelle immatricolazioni. I numeri, tratti dall'anagrafe nazionale con cui il MIUR registra ingressi e vita di ogni studente universitario, parlano chiaro.
Tra il 2011 e il 2015 l'università italiana ha perso nel suo complesso il 6,8% di immatricolati, ma se al Nord la situazione è più o meno stabile (- 0,99%) e registra tendenze in qualche caso spiegabili anche con le dinamiche demografiche, la flessione si concentra quasi integralmente nel Mezzogiorno, dove ha raggiunto il - 4,5%, con punte del - 40% a Reggio Calabria, del - 31% alla Parthenope di Napoli e del - 28% a Messina. Tutti i confronti europei confermano che l'Italia continua ad avere meno laureati rispetto ai Paesi "pari grado" della Ue, e che il problema si intensifica a Sud in un circolo vizioso che alimenta i divari strutturali di competitività. La geografia dei buchi del diritto allo studio (il fenomeno tutto italiano degli "idonei non beneficiari") - qui sta il punto - si sovrappone quasi perfettamente a quella dei "deficit" più intensi nelle serie storiche sulle immatricolazioni. Con l'eccezione della Basilicata, dove la copertura è totale, le falle sono enormi e vedono in Sicilia la borsa di studio garantita solo al 32,3% degli studenti che ne avrebbero diritto, mentre in Calabria si arriva al 42% e in Sardegna al 56%. Al Nord la copertura più o meno integrale è la regola, ma anche qui c'è l'eccezione rappresentata dal Piemonte.
Nasce da qui la media nazionale, che vede garantire la borsa di studio solo a tre quarti degli studenti "idonei" e di fatto trasforma il "diritto" allo studio in un favore. In pratica il welfare accademico ha il fiato più corto proprio dove se ne dovrebbe sentire di più il bisogno, perché i redditi medi delle famiglie sono inferiori e la propensione agli studi universitari trova sulla propria strada più ostacoli economici e sociali che altrove.
E per Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link, “i 5 milioni di euro previsti dal maxi-emendamento sono briciole, che confermano ancora una volta come il diritto allo studio non sia fra le priorità del Governo, al di là dei proclami”. E la richiesta di Link è quella di “stanziare almeno 200 milioni di euro sulle borse di studio per coprire tutti gli idonei e garantire l’apertura dei secondi bandi necessari per risolvere l’emergenza Isee”. (Fonti: G. Trovati, IlSole24Ore 02-11-15; maxiemendamento alla legge di stabilità approvato il 20-11-15 dal Senato; R.it 20-11-15)