La soluzione è (sarebbe) semplice e a portata di mano: guardare ai migliori modelli all’estero e fotocopiarli – senza aggiungere stravaganze burocratiche – e in particolare: - abolire cicli, accreditamento, limiti di accesso, collegi, attivazione, bandi, soprannumeri e soprannumerari, e tutte le incomprensibili sovrastrutture del dottorato all’italiana; - fare organizzare e gestire i dottorati dai Dipartimenti; - consentire l’ammissione al dottorato “a sportello”, senza condizionarla necessariamente all’assegnazione di borse di studio, a seguito di un semplice colloquio di valutazione, anche con modalità telematiche, e qui – sia chiaro – per “modalità telematiche” intendo l’email e le interviste su skype, non certo la PEC e le altre bizzarrie inusabili della “PA digitale”; - togliere ogni limite di durata e condizionare la concessione del titolo di dottorato alla pubblicazione dei risultati della ricerca a primo nome; - attribuire le risorse ministeriali per le borse di studio ai Dipartimenti consentendone l’autodisciplina per la ripartizione - favorire in ogni modo l’assegnazione di borse di studio agli iscritti ai corsi di dottorato, con fondi di ricerca, sponsor e contributi esterni; - lasciar perdere i bizzarri progetti di sinergia fra Atenei regionali, perché sono solo inutili perdite di tempo e anche perché nessuno si è mai sognato di costringere Humboldt, Freie e Technische Universitäten di Berlino a fare un Doktorandenprogramm regionale solo per il semplice motivo che sono vicine e che bisogna fare economie di scala; - porsi l’obiettivo del raddoppio del numero di dottori di ricerca nei prossimi cinque anni, anche mediante l’individuazione di criteri premiali agli Atenei; - ricordarsi sempre che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento, e che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi (artt. 33 e 34 della Costituzione della Repubblica); - cercare di fare le cose in modo giusto, razionale e, soprattutto, SEMPLICE. Leonardo da Vinci: “La semplicità è la suprema sofisticazione”. (Fonte: N. Casagli, http://tinyurl.com/j6r95md 03-12-15)
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