Home 2016 25 gennaio SIST.UNIVERSIT. - EVOLUZIONE E PROPOSTE DI RIFORMA L’UNIVERSITÀ COME DIFFICILMENTE DOVREBBE ESSERE
L’UNIVERSITÀ COME DIFFICILMENTE DOVREBBE ESSERE PDF Stampa E-mail

Marco Ventoruzzo su lavoce.info (L’università come dovrebbe essere) sostiene: I problemi dell’università italiana si risolvono solo delineando senza ipocrisie un mercato della formazione. Si deve pensare senza ipocrisie a un sistema in cui le tasse universitarie rappresentino una percentuale più significativa del budget degli atenei rispetto ai fondi pubblici, corretto da un efficace sistema di vere borse di studio, anche imposto per legge, che garantisca i meno abbienti meritevoli. Questo approccio ha dei costi. Alcuni atenei potrebbero risultare economicamente non sostenibili e alcuni docenti potrebbero non trovare una cattedra. Ma l’idea che ogni provincia debba avere una sua università (con la finzione che siano in qualche misura tutte equivalenti) e ogni abilitato un ufficio è ancor più irrazionale e costosa, tanto per cominciare per i troppi laureati che finiscono in un call center con in mano un pezzo di carta poco spendibile. (Fonte: M. Ventoruzzo, lavoce.info 23-12-15).
Alcuni commenti alla proposta di M. Ventoruzzo:
Quella di far pagare in modo differenziato l'università a ricchi e poveri è un'ottima idea. Lo stesso vale per sanitá e ospedali, sicurezza, trasporti pubblici (oggi Lapo Elkann paga il bus come il disoccupato ecc. ecc.). Un’ottima idea. Ma esiste già e si chiama tassazione progressiva. Chi più ha (redditi assets ecc.) più contribuisce a pagare i servizi pubblici a sua disposizione. Inoltre la tassazione risolve un secondo problema e cioè differenziare il prelievo in base al ritorno economico ottenuto dall’istruzione superiore. (Sergio).
Tutto bello e tutto corretto, ma allora cosa serve pagare le tasse in proporzione al proprio reddito? più guadagno e più pago e allora perché ripetere il medesimo meccanismo anche per l’erogazione di un servizio? Così si estorce altro denaro a chi produce ricchezza. (Serlio).
Non condivido nulla di questa proposta. Assume una visione di università ottocentesca mentre oggi l'istruzione superiore non deve formare solo le élites ovvero fare ricerca di eccellenza: siamo nella società di massa! Non è un caso che nei sistemi avanzati vi sia un numero elevatissimo di istituzioni di istruzione superiore (un’università in ogni provincia come direbbe l'autore dell'articolo ed anche di più!). Non esiste alcun Paese in cui funzioni un mercato puro della conoscenza. L'esempio americano spesso portato ad esempio è assolutamente incompreso (studiare un po' di più per favore). Una proposta lunare, empiricamente infondata e anche un po’ irresponsabile. (G. Capano).
Idee molto valide e di buon senso, peccato che l'istruzione sia un prodotto a qualità di fede e che non sia valutabile ex ante (e nemmeno ex post per molti anni) dal consumatore, almeno con riferimento al risultato utile per lui e per la società. In un contesto del genere la disciplina del mercato non può funzionare correttamente e quindi la concorrenza non è la soluzione del problema. (L. Munari).
Parafrasando quanto scrisse Sabino Cassese venti anni fa: nessun professore universitario scriverebbe un rigo sul proprio argomento di ricerca senza essersi documentato con attenzione, mentre ogni professore universitario pensa di poter dire la sua sull'università solo sulla base della sua esperienza personale. Un male diffuso. (G. Capano).