Home 2016 23 febbraio STUDENTI ERASMUS+. SUCCESSO DEI GIOVANI ITALIANI
ERASMUS+. SUCCESSO DEI GIOVANI ITALIANI PDF Stampa E-mail

«Il 51% dei ragazzi italiani dopo il tirocinio Erasmus+ riceve un’offerta di lavoro dall’impresa che l’ha ospitato. La media europea è del 30%». Sorprendente? Per nulla. Importante? Ovviamente. Motivo d’orgoglio? Certo. Alcuni Paesi — più abili o più lungimiranti: fate voi — hanno capito la preparazione e l’elasticità mentale dei giovani italiani, e hanno cominciato a reclutarli in modo sistematico. Il drenaggio dei nostri medici verso la Svizzera, la Germania e in Regno Unito è evidente. Noi li formiamo e li educhiamo, a un costo collettivo non indifferente. A Basilea, Bellinzona, Londra e Monaco di Baviera gli danno un lavoro: e se li tengono. Qualcuno dirà: si chiama Europa! Vero: ma l’Europa è una rotatoria, non un senso unico. Un modo per trattenere i giovani italiani e attirare i giovani stranieri esiste, ovviamente. Basta coinvolgerli, e smettere di pensare che occorra avere 40 anni per proporre cose sensate. Basta retribuirli adeguatamente, quando le proposte diventano un lavoro (medici e ingegneri guadagnano il 30% in meno rispetto alla Germania). Basta gratificarli, assegnando ruoli, gradi e qualifiche opportune. Il «sentimento italiano senza nome» di cui parlava Goffredo Parise — la trama sensuale e imprevedibile della nostra vita quotidiana — farà il resto.
Diciamolo: è ora di cambiare. Da anni l’Italia s’è inventata un nuovo masochistico sport: il salto triplo generazionale. I nostri ragazzi lasciano il sud, rimbalzano a Milano o a Torino e finiscono sparsi per l’Europa. Oppure partono da Piemonte, Lombardia e Veneto e finiscono prima a Londra poi negli USA o in Asia. Molti non torneranno. Li abbiamo educati e delusi: ci meritiamo quanto è accaduto. Ma non è tardi per rimediare. Ripetiamolo: basta apprezzarli, motivarli, pagarli. (Fonte: B. Severgnini, CorSera 29-01-16)