Home 2016 23 febbraio VARIE Il CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI CAUSATO DA TRE DIVERSI FENOMENI
Il CALO DELLE IMMATRICOLAZIONI CAUSATO DA TRE DIVERSI FENOMENI PDF Stampa E-mail

Nell’articolo del 9 febbraio su lavoce.info (Sempre meno matricole nell’università italiana) Domenico Cersosimo e coll. fanno dipendere il calo delle immatricolazioni da tre diversi fenomeni. In primo luogo, come già notato dal rapporto dell’Anvur (2014), le immatricolazioni di studenti “maturi” (più di 22 anni) sono drasticamente diminuite. La riforma dei cicli universitari, con passaggio al 3+2, ne aveva provocato un incremento, sia per la possibilità di completare percorsi di studio avviati nel passato e poi abbandonati, sia per generose politiche di riconoscimento di crediti formativi per le esperienze lavorative. Il fenomeno si è notevolmente ridotto negli ultimi anni: gli immatricolati “maturi” passano dai circa 60mila del 2005-06 (di cui quasi la metà aveva beneficiato di riconoscimento di crediti) ai 14mila di oggi. Se è stato opportuno rivedere le modalità di accesso, resta tuttavia la circostanza che in Italia le immatricolazioni di studenti “maturi” rappresentano solo un ventesimo del totale, mentre sono un quinto in diversi paesi del Nord Europa e negli USA.
Ma il calo delle immatricolazioni ha riguardato, e molto, anche i più giovani. In questo caso è però necessario distinguere i fenomeni demografici, assai differenziati all’interno del Paese, da quelli comportamentali, molto più simili. Negli ultimi lustri, tutte le aree del paese sono state interessate da un calo della natalità; ma parallelamente i flussi migratori in entrata sono aumentati e si sono concentrati prevalentemente nelle regioni del Centro e ancor più in quelle del Nord. Questo ha conseguenze sulla popolazione diciannovenne di oggi. Il suo andamento è assai diverso: cresce (particolarmente in Lombardia ed Emilia-Romagna) mentre flette molto al Sud, fino a una riduzione del 25 per cento in Sardegna.
Per quanto riguarda i fenomeni comportamentali, le immatricolazioni all’università dipendono dalla quota di giovani che arriva al diploma. La percentuale è ancora in leggera crescita nella maggior parte delle regioni; ma in alcuni casi, come in Sicilia e Lazio, si riduce. Le iscrizioni all’università dipendono poi da quanti diplomati proseguono gli studi: i tassi di passaggio dalla scuola superiore all’università sono in calo sensibile e generalizzato. La loro riduzione accumuna tutte le regioni italiane: è particolarmente accentuata al Centro-Nord, con punte in Emilia-Romagna, Toscana e Lazio. Al Sud è più contenuta della media, ma con diminuzioni molto forti in Abruzzo e Molise. Il disinvestimento nella formazione universitaria sembra dunque più elevato nelle aree del Paese tradizionalmente caratterizzate da livelli più alti di scolarizzazione. (Fonte: D. Cersosimo, A. R. Ferrara, R. Nisticò e G. Viesti, lavoce.info 09-02-16)