Home 2016 22 marzo IN EVIDENZA L’UNIVERSITÀ ITALIANA NON PREPARA ADEGUATAMENTE PER IL LAVORO?
L’UNIVERSITÀ ITALIANA NON PREPARA ADEGUATAMENTE PER IL LAVORO? PDF Stampa E-mail

Le aziende, per non prendersi la colpa del fatto che non riescono più a produrre ricchezza, hanno inaugurato il sistema ben noto dello scaricabarile: la colpa non è nostra, dicono, ma – fra gli altri cattivi – della scuola e dell’università, che non preparano i giovani per il lavoro. Allora, cosa vuol dire che l’università non prepara per il lavoro? Vuol dire, nella mentalità miope e meccanica di persone ignoranti, che non sforna individui già pronti per essere impiegati in una precisa posizione miracolosamente indovinata fra le migliaia possibili. Individui che, se la posizione disponibile dovesse essere un’altra (o se dopo un po’ di tempo dovesse cambiare), sarebbero inadeguati. No, non è di questo che c’è bisogno. Questo discorso è – almeno in gran parte – un trucchetto rivolto da ignoranti a cui conviene (gli aziendali) a ignoranti distratti (il pubblico) per spostare le responsabilità su chi non può difendersi dalle accuse (gli insegnanti), perché le accuse sono formulate in modo troppo vago e di fatto impossibile da verificare. Tutti sappiamo, ormai, per l’esperienza di amici e conoscenti, oltre che per le statistiche serissime dell’Unione europea, che i laureati italiani, se hanno la forza di abbandonare questo Paese, e vanno – poniamo – in Inghilterra o ancor meglio in Germania, trovano immediatamente lavoro; e si rivelano adeguati a produrre la molta ricchezza che lì si produce. Vengono assunti perché sono preparati. E spesso ottengono anche i cosiddetti benefit, come nel mondo del lavoro “vero”. La cosa più emozionante per loro (a anche per me, a cui lo raccontano) non è nemmeno trovare lavoro e quindi risolvere i loro problemi economici; è scoprire che sono bravi. Se i nostri laureati non trovano lavoro in Italia ma lo trovano facilmente all’estero, significa che i nostri laureati non sono ben preparati, oppure invece che il nostro sistema economico non è capace di offrire lavoro? Insomma, come si può dare la colpa all’università se i nostri laureati non possono lavorare qui, ma possono presso aziende straniere? Come si può dire che l’università italiana non prepara adeguatamente per il lavoro, se prepara adeguatamente per lavorare proprio nei Paesi dove il lavoro è organizzato in modo da produrre più ricchezza. La colpa, palesemente, non è dell’università italiana, ma delle aziende italiane. O al massimo, se proprio vogliamo aiutarle a scaricare il barile, della famosa legislazione italiana che tarpa le ali a qualsiasi iniziativa. (Fonte: E. Lombardi Vallauri, www.rivistailmulino.it 04-03-16)