Home 2016 22 marzo DOTTORATO DOTTORI DI RICERCA. PERCHÈ PREFERISCONO EMIGRARE
DOTTORI DI RICERCA. PERCHÈ PREFERISCONO EMIGRARE PDF Stampa E-mail

Alla base della mancata valorizzazione delle risorse umane più qualificate prodotte dal nostro sistema formativo ci sono alcuni tratti che caratterizzano il nostro Paese, rilevati in più occasioni dalle Indagini AlmaLaurea: tra questi, una forte prevalenza di piccole e micro imprese a gestione familiare, specializzate in settori a medio basso contenuto tecnologico, e il forte ritardo nei tassi di scolarizzazione della popolazione adulta, che si riscontra anche tra i manager. Tratti ai quali si associa una ridotta propensione delle imprese ad investire sia in capitale umano sia in R&S: nel 2012, in Italia, le risorse destinate a quest’ultima erano pari all’1,25% del prodotto interno lordo nazionale, contro il 3,80% della Finlandia, il 2,89% della Germania. Non stupisce perciò che in Italia la percentuale di dottori di ricerca sia nettamente più bassa che nel resto d’Europa: su mille abitanti, la Finlandia ha 3,7 dottori di ricerca, la Germania 2,6, l’Italia solo 0,6. Considerando i soli cittadini italiani, i dottori di ricerca che scelgono di cercare lavoro all’estero sono pari al 10%, contro il 5% registrato tra i laureati magistrali del 2014. Il 74% dei dottori di ricerca, fin dal conseguimento del titolo, dichiara di ritenere di avere maggiori opportunità professionali all’estero, percentuale che sale all’81% tra i dottori dell’area delle scienze di base, al 78% tra gli ingegneri e al 76% tra i colleghi delle scienze della vita; sotto la media si posizionano i dottori degli indirizzi delle scienze umane (73%) e delle scienze economiche, giuridiche e sociali (58%). Ma perché i dottori di ricerca scelgono l’estero? Hanno guadagni più elevati dei loro colleghi che sono rimasti in Italia: 1.420 euro netti mensili contro i 2.124 percepiti da chi emigra oltreconfine. Certo su questo interviene anche il diverso costo della vita, ma la differenza appare comunque elevata. Utilizzano in maggior misura le competenze acquisite durante gli anni di studio: il 72% dei dottori trasferitisi all’estero ritiene che il titolo sia efficace per il lavoro svolto, contro il 55% dei colleghi occupati in Italia; Hanno maggiori possibilità di svolgere attività di ricerca: il 52%, contro il 21% che resta entro i confini nazionali, lavora come ricercatore, o docente universitario. (Fonte: www.almalaurea.it 15-02-16)