Home 2016 22 marzo LAUREE–DIPLOMI-FORMAZIONE POST LAUREA–OCCUPAZIONE L’OVEREDUCATION FRA LE CAUSE DELLA “FUGA DEI CERVELLI”
L’OVEREDUCATION FRA LE CAUSE DELLA “FUGA DEI CERVELLI” PDF Stampa E-mail

“La fuga dei cervelli c'è ed è dovuta all'overeducation e alla scarsa attenzione delle istituzioni verso la ricerca". Carolina Brandi, ricercatrice Irpps-Cnr, l'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali, una delle maggiori esperte italiane sull'emigrazione dei cervelli, ha le idee chiare sulle cause e che spingono in suoi colleghi a fare le valigie verso i paesi di tutto il mondo e l'impatto sull'economia del nostro Paese di queste scelte. Che idea si è fatta in 20 anni di ricerche sul tema dell'emigrazione dei ricercatori italiani all'estero? "Può certamente accadere che un ricercatore, in alcuni momenti del suo percorso professionale, ritenga opportuno lasciare il proprio paese per lavorare in un’istituzione straniera nella quale abbia maggiori possibilità di ottenere risultati migliori. Questo fenomeno è presente in tutto il mondo. Invece, se l'emigrazione è dovuta al fatto che nel proprio paese i ricercatori non riescono a trovare un lavoro adatto alla propria qualificazione, che non hanno risorse adeguate per i propri progetti né possibilità di carriera, allora questi flussi migratori non sono più equilibrati ed il flusso in uscita supera, a volte anche di molto, quello in entrata. Questo fenomeno è stato riconosciuto nei primi anni '60 dalla Royal Society inglese e definito "brain drain" ("fuga dei cervelli”). I nostri studi mostrano chiaramente che questo fenomeno è proprio quanto si verifica nel caso dell'Italia: anche se il numero dei ricercatori che lasciano il nostro Paese non è facile da determinare con esattezza. Inoltre, mentre i non molti ricercatori stranieri che vengono a lavorare in Italia tornano quasi sempre in patria dopo qualche tempo, gli scienziati italiani che vanno all'estero in grande maggioranza non tornano più. Ci spiega il significato di overeducation da lei citato? "Il concetto di overeducation (o "sottoccupazione" o “brain waste”) è stato introdotto da Freedman nel 1976 per indicare l'impiego in un’attività che non richiede le competenze acquisite con il titolo di studio che si possiede. Dall'indagine condotta nel 2012 dall'ISFOL tra coloro che nel 2006 hanno conseguito un dottorato di ricerca in Italia e lavorano nel nostro Paese, è risultato che quasi la metà dei dottori intervistati non svolgeva attività di ricerca. Il fenomeno dell’emigrazione permanente dei dottori di ricerca italiani è collegato a quello dell'alta percentuale di overeducation tra quanti tra loro restano in Italia Nel caso italiano, è indispensabile ridurre l'incidenza dell'overeducation". In che modo? "Le opzioni possibili sono solo due: o si interviene sul sistema produttivo per riconvertirlo verso produzioni a maggiore tasso di innovazione, o si riduce l'offerta formativa disponibile”. (Fonte: C. Brandi intervistata da F. Intravaia, La Repubblica 25-02-16)