Home 2016 22 marzo RECLUTAMENTO LE RADICI DEL “LOCALISMO” NEI CONCORSI
LE RADICI DEL “LOCALISMO” NEI CONCORSI PDF Stampa E-mail

È più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un “foresto” vincere fuori sede: basta scorrere qualche regolamento autonomo sulle procedure di concorso per rabbrividire. «Non è dei nostri», e «noi», per definizione, ne abbiamo così tanti di bravi, perché cercare altrove? Invece nei paesi di cui si decanta (giustamente) la capacità di reclutare giovani brillanti da tutto il mondo, molti italiani inclusi, ai concorsi partecipano decine quando non centinaia di concorrenti. Il numero, forse, sta crescendo un poco anche in Italia, e per legge almeno il 20% dei professori neoassunti deve ora provenire da fuori sede. I vecchi vizi, però, sono duri a morire. Fino al 2010 esisteva il famigerato “medaglione”, una descrizione così dettagliata del profilo richiesto che, come la scarpina di Cenerentola, poteva calzare solo al vincitore in pectore. La riforma ha imposto che come profilo sia indicato “esclusivamente” il settore scientifico-disciplinare del concorso. Risultato? Nella casella “diritti e doveri” molte università hanno fatto rientrare dalla finestra ogni sorta di dettaglio necessario per restringere il campo dei concorrenti, a spregio della legge e talora anche del ridicolo. Contendibilità e mobilità, in poche parole, non vanno ancora di moda. Il problema non sono gli incentivi e le misure speciali: sono l’ostinazione a ragionare in termini di “scuole” granitiche, la bramosia di vedere al proprio posto non un successore, ma un erede. Perfino la soluzione è parte del problema: è triste dover imporre per legge, o sostenere con gli incentivi, la mobilità degli studiosi e delle idee, cui le università dovrebbero aspirare con entusiasmo senza farselo dire. Una volta, quando i concorsi erano pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale cartacea, andava di moda mandarli in stampa sotto Natale o verso Ferragosto, per scoraggiare i ficcanaso. Oggi basterebbe mettere i bandi anche su jobs.ac.uk per moltiplicare le domande, e alcuni atenei italiani già lo fanno. (Fonte: A. Schiesaro, www.ilsole24ore.com 10-03-16)