Home 2016 22 marzo RECLUTAMENTO LE POSSIBILITÀ DI ASSUMERE RICERCATORI NEGLI ATENEI
LE POSSIBILITÀ DI ASSUMERE RICERCATORI NEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail

I primi provvedimenti che hanno inciso sulle possibilità di assumere delle università, le hanno bloccate per le sedi con un rapporto superiore al 90% fra spese di personale e Fondo di Finanziamento Ordinario, e consentite per le altre. Poi sono stati introdotti blocchi e limitazioni complessive del turnover del personale. Nel 2012, tuttavia, il ministro Profumo ha reso tali limitazioni diverse fra sede e sede, legandole ad indicatori di natura finanziaria nei quali – per la prima volta – era anche considerato il gettito della tassazione studentesca. Nel 2013 il ministro Carrozza ha poi eliminato il tetto massimo, che era vigente, di recupero del turnover: consentendo così ad alcune sedi di superare il 100% (nuove assunzioni maggiori dei pensionamenti), mentre per altre il valore era inferiore al 20%. L’insieme delle disposizioni ha prodotto così politiche assunzionali assai sperequate; dato il rilevante ruolo giocato dalla tassazione studentesca (strettamente legata al reddito procapite dei territori di insediamento), tale sperequazione ha assunto anche carattere territoriale. Ad esempio nel 2012-14 il turnover medio è stato del 38,7% negli atenei del Nord, del 24,2% al Centro, del 19,9% al Sud e del 15,4% nelle Isole; oltre il 100% per Catanzaro e Sant’Anna di Pisa; inferiore al 20% per 18 atenei del Centro-Sud e per Udine.
Il comma 248 della legge di Stabilità, così come proposto dal Governo e non emendato dal Parlamento, innova ancora una volta questi criteri, e stabilisce che in questo caso “l’assegnazione alle singole università è effettuata (…) tenendo conto dei risultati della valutazione della qualità della ricerca (VQR)”. Vediamo ora come il ministro Giannini ha applicato questa norma. Il decreto stabilisce in primo luogo che a ciascun ateneo spettano risorse pari a due ricercatori, allocandone così 132. Il Ministro “tiene conto” poi della VQR assegnando tutti gli altri ricercatori (729) in base ad essa (in particolare per il 75% in base all’indicatore Irfs1 e per il 25% in base all’indicatore Iras3).
Tali criteri allocativi determinano una ulteriore sperequazione fra sedi, come è possibile verificare grazie ad una precisa elaborazione realizzata dall’Unione degli Universitari (http://www.unionedegliuniversitari.it/piano-ricercatori-poche-assunzioni-e-aumento-divario-nord-sud/ ), che rapporta i nuovi ricercatori per ciascuna sede sia al totale del personale docente in servizio nel 2015, sia alla riduzione avvenuta fra il 2010 e il 2015. La distorsione è duplice. In primo luogo il primo criterio (2 per sede) premia oltremisura gli atenei di dimensione più piccola. Ad esempio si ha un incremento di personale pari al 7,9% per l’Università per Stranieri di Perugia e del 6,2% per la Sant’Anna di Pisa, a fronte di un incremento medio pari all’1,8%. La seconda allocazione, come tutte quelle effettuate sulla base dei dati che si riferiscono alla VQR 2004-10, ha un forte effetto fra circoscrizioni e fra sedi. Tali dati penalizzano particolarmente le università del Centro-Sud. Gli atenei del Nord, infatti, ottengono un numero di nuovi ricercatori pari al 14,8% della riduzione di personale registrata fra il 2010 e il 2015; percentuale che scende intorno al 9,5% al Centro-Sud (e intorno al 6% per i grandi atenei di quell’area). Bologna, la sede cui sono allocati più ricercatori, recupera il 13,5% della riduzione 2010-15 (50 su 371); Roma-Sapienza, seconda nell’assegnazione, recupera solo il 6,1% (47 su 766). (Fonte: G. Viesti, in base a Elaborazione UDU, tratta da:
http://tinyurl.com/glr8gyk 01-03-16)