Home 2016 26 giugno IN EVIDENZA LA PROGRESSIVA CONTRAZIONE DELLA DIMENSIONE DELLA FORMAZIONE SUPERIORE
LA PROGRESSIVA CONTRAZIONE DELLA DIMENSIONE DELLA FORMAZIONE SUPERIORE PDF Stampa E-mail

Secondo i dati pubblicati da EUROSTAT lo scorso 20 aprile 2015 l’Italia è precipitata all’ultimo posto in Europa per cittadini dotati di formazione superiore, nella fascia di età 30-34 anni; vi sono paesi che si collocano ormai ben sopra al 50%, come Lituania (53,3%), Lussemburgo (52,7%), Cipro (52,5%) e Irlanda (52,2%) mentre, dalla parte opposta della scala, si collocano Italia (23,9%), Romania (25%), Malta (26,6%), Slovacchia (26,9%) e Repubblica Ceca (28,2%). L’Italia, con il suo deprimente 23,9% è proprio la peggiore, la peggiore di tutti. L’obiettivo dell’Unione Europea è che tutti i suoi paesi raggiungano il 40% entro il 2020; molti paesi lo raggiungeranno, alcuni lo hanno già raggiunto, altri hanno già superato il 50% e qualche paese si propone perfino di superare il 60%. L’Italia invece ha ridimensionato il proprio obiettivo al 26%; è vero che anche altri paesi si pongono target inferiori al 40% ma, in ogni caso, tutti a livelli più elevati del 26% stabilito dall’Italia. Ma la posizione dell’Italia merita un ulteriore approfondimento. Nel 2012 l’Italia stava al 22,3%. Ad un’analisi superficiale si potrebbe pensare che abbiamo fatto progressi in questi ultimi anni, che siamo cresciuti, che siamo sulla buona strada e che, anche se forse non si raggiungerà proprio il 26%, vi arriveremo vicini. Ebbene, le cose non stanno proprio così. Infatti, gli studenti immatricolati, dopo aver raggiunto un numero massimo di 338.500 nel 2003/04, sono poi rapidamente scesi a circa 280.000 nel 2011/12, per scendere ancora a 265.500 nel 2014/15, con una perdita annua di 73.000 studenti, pari al 21,6%. Il timido aumento riscontrato nelle immatricolazioni 20015/16, pari al 2,2%, non modifica la sostanza delle considerazioni svolte.
Corrispondentemente anche il numero degli iscritti è sceso da 1.824.000 del 2005/06 a 1.751.000 del 2011/12. Tutto questo fa capire che la lieve crescita dei laureati in fascia di età i 30-34 anni non è altro che l’effetto dell’onda lunga della crescita delle immatricolazioni nei primi anni del secolo e i dati lasciano anzi prevedere che non avremo nessuna crescita dei laureati, ma addirittura una diminuzione, che continuerà a lasciare l’Italia assai distante da quel 40% che l’Unione Europea si è posto come obiettivo per il 2020. (Fonte: A. Stella, IlBo 02-05-16)