Home 2016 26 giugno STUDENTI. DIRITTO ALLO STUDIO DIRITTO ALLO STUDIO. DARE ALLO STATO CENTRALE LA GESTIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO CHE LA COSTITUZIONE ASSEGNA ALLE REGIONI
DIRITTO ALLO STUDIO. DARE ALLO STATO CENTRALE LA GESTIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO CHE LA COSTITUZIONE ASSEGNA ALLE REGIONI PDF Stampa E-mail

Al sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone non sfuggono le difficoltà e i paradossi del sistema universitario italiano. Contro il crollo delle immatricolazioni serve diritto allo studio? «Sì. E' una priorità, da affrontare con politiche nazionali, più centralizzate. È il meccanismo a produrre effetti paradossali e circoli viziosi, non solo la carenza di risorse. Oggi vengono favoriti quegli atenei che si trovano in territori dove l'ente Regione è più virtuoso e finanzia tutto il diritto allo studio, come Toscana o Emilia Romagna. In Sicilia, dove neanche c'è una legge, ci sono solo i fondi statali e non bastano. Così solo il 20% degli idonei meritevoli riceve la borsa di studio e la Regione non ha mai messo un euro. Ciò alimenta non solo la disaffezione ma anche l'impossibilità per alcuni di accedere all'università. O si spingono le famiglie meridionali a mandare i ragazzi a fuori, al Centro, al Nord, dove le borse di studio si prendono e i servizi funzionano. La situazione per il Sud e le Isole è tragica. A perderci è tutto il Paese». Il governo sta a guardare? «Affatto, da mesi ci lavoriamo. Io sono per dare allo Stato centrale la gestione del diritto allo studio che la Costituzione assegna alle Regioni. Con la nuova riforma costituzionale "le regioni promuovono" ma non hanno più competenza esclusiva. Si tratta di coordinare le risorse attuali, nazionali e regionali, come anche europee, per evitare che chi è idoneo, per reddito e merito, non benefici della borsa di studio».
L'impoverimento progressivo delle famiglie non ha avuto compensazioni per tutelare la crescita culturale dei figli: borse di studio, alloggi, mensa, trasporti e servizi allo studente. Dall'inizio della crisi molti Paesi europei hanno potenziato le risorse destinate agli studenti bravi ma privi di mezzi, l'Italia no. Da noi i borsisti sono scesi del 9%, in Spagna sono aumentati del 55%, in Francia del 36%, in Germania del 32%. In Italia solo il 12% beneficia della borsa. In Francia è il 25,6%. E pensare che tra chi riceve la borsa c'è un tasso di abbandono (altissimo in Italia: 45%) del 13% in meno di chi non la riceve. Così il mito della meritocrazia si va a far friggere? «Qualunque politica legata al merito non può essere immaginata senza una base che dà a tutti le stesse opportunità» dice Francesco Ubertini, rettore dell'Università di Bologna. I principali colpevoli del naufragio del diritto allo studio costituzionalmente garantito sono le Regioni a cui è affidato dalla Carta. Ma la causa è anche un meccanismo folle che produce paradossi su paradossi. Dei 510 milioni di euro stanziati, 233 milioni vengono dalla tassa regionale pagata al momento dell'iscrizione dagli stessi studenti. È già la prima stortura. «Il 42% in media delle risorse per il diritto allo studio proviene dalle tasche degli studenti. Non è un controsenso?» chiede Alberto Campailla, leader del coordinamento universitario Link. (Fonte: La Stampa 12-06-16)