Home 2016 5 settembre SISTEMA UNIVERSITARIO UNIVERSITÀ. NON USCIRE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE MA RIENTRARE NEL REGNO DEL BUON SENSO AMMINISTRATIVO
UNIVERSITÀ. NON USCIRE DALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE MA RIENTRARE NEL REGNO DEL BUON SENSO AMMINISTRATIVO PDF Stampa E-mail

Può un sistema universitario moderno funzionare tra tanti lacci, lacciuoli, cavilli e pandette? No, non può. Ogni anno, quando escono i risultati delle competizioni ERC, si scatena la giaculatoria nazionale sul fatto che molti giovani italiani vincitori di questi preziosi grants dell’European Research Council già lavorano da tempo in Paesi dove concorsi, finanziamenti, promozioni si risolvono in università, non in tribunale, e in settimane, non in anni. Lacrime di coccodrillo, però, fintanto che non si affronta sul serio il problema di fondo, senza scorciatoie. D’altronde, sia chiaro, se l’ERC avesse sede in Italia incasserebbe una sconfitta al TAR dopo l’altra, perché le sue modalità di selezione sarebbero inesorabilmente dichiarate illegittime. Più che “uscire dalla Pa” (come ha affermato il premier) occorre quindi rientrare, ma presto, nel regno del buon senso, a beneficio però di tutti e non solo di pochi. Non è difficile. Si potrebbe cassare subito l’infausta norma che rialloca su base nazionale i fondi per assunzioni e promozioni; proseguire eliminando il controllo preventivo della Corte dei Conti sulle spese degli atenei e una serie di micronorme vessatorie: resterebbero in piedi solo i pochi e semplici vincoli sul pareggio di bilancio e sul controllo complessivo delle spese per il personale che servono a evitare le follie del passato. A quel punto si potrebbe davvero metter mano a una semplificazione più profonda del sistema nella sua interezza, a partire proprio da una riflessione sull’abilitazione e sui meccanismi di governo degli atenei. L’alternativa è un futuro schizofrenico in cui lo Stato regola o troppo o troppo poco, ma mai il giusto. (Fonte: A. Schiesaro, IlSole24Ore 05-07-16)