Home 2016 20 ottobre CLASSIFICAZIONI DEGLI ATENEI SUL “PESO” DEL PUBBLICARE IN INGLESE PER LE COSIDDETTE “CLASSIFICHE” DEGLI ATENEI
SUL “PESO” DEL PUBBLICARE IN INGLESE PER LE COSIDDETTE “CLASSIFICHE” DEGLI ATENEI PDF Stampa E-mail

Ho sempre avuto il sospetto che quanto al “peso” del pubblicare in inglese per le cosiddette “classifiche” degli atenei si fosse fuori strada per una valutazione sensata della produttività scientifica degli atenei, almeno per le materie umanistiche. Che insomma si fosse creata una situazione del tipo “se sei uno scemo inglese, sei un inglese”, “se sei uno scemo italiano, sei uno scemo”. Un corto circuito provinciale che determina il valore scientifico “internazionale” di un contributo scientifico sulla base della lingua impiegata, cioè quella non nazionale, e in definitiva una sola, considerata lingua franca, l’inglese. Con il paradosso che uno storico inglese che studi un’inezia di storia locale del suo paese con una metodologia raffazzonata è già di per sé più internazionale di un De Felice e della sua storia del fascismo non tradotta. Sono giustissime quindi le proteste della Crui – finalmente un gesto di politica culturale “italiana” degna di questo nome – per la penalizzazione nelle graduatoria del QS World University Rankings della produzione scientifica umanistica degli atenei italiani, che li porta in classifica ben più giù di dove potrebbero essere, se si guarda agli eccellenti risultati ad esempio dell’ingegneria civile e strutturale, dove la Federico II batte nientemeno Stanford (e che succederebbe se gli ingegneri napoletani avessero i fondi di Stanford?). (Fonte: lettera di E. Mazzarella a Roars 09-09-16)