Home 2016 21 novembre DOTTORATO DOTTORATO DI RICERCA E POST-DOC. LA VI INDAGINE ANNUALE DELL’ADI DOCUMENTA LA CONTRAZIONE DEL RECLUTAMENTO DEI GIOVANI
DOTTORATO DI RICERCA E POST-DOC. LA VI INDAGINE ANNUALE DELL’ADI DOCUMENTA LA CONTRAZIONE DEL RECLUTAMENTO DEI GIOVANI PDF Stampa E-mail

Nel corso degli anni l’Indagine Annuale su Dottorato di Ricerca e Post-Doc dell’ADI (Associazione Dottorandi e dottori di ricerca Italiani) si è arricchita di sezioni tematiche sulla tassazione dei corsi di dottorato, sulle politiche di reclutamento accademico, sulla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca e sulle condizioni lavorative quotidiane di migliaia di giovani ricercatori italiani. Quest’anno la VI Indagine ADI comprende anche i risultati di un questionario sulle condizioni lavorative dei dottorandi in Italia, che ha registrato una straordinaria partecipazione, con più di 5000 questionari compilati da tutti i dottorandi italiani.
Il primo dato da evidenziare è il crollo dei posti di dottorato banditi. In dieci anni assistiamo ad una contrazione del 44.5% dell’offerta dottorale italiana, passando dai 15.832 posti banditi nel 2007 agli 8.737 banditi nel 2016. I dati evidenziano due momenti chiave in questa riduzione: la legge 133/2008 (“Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico”), che ha determinato un calo dei posti a bando del 15%, e le “Linee guida per l’accreditamento dei corsi di dottorato” (nota MIUR 436/2014) che, imponendo la copertura con borsa di studio del 75% dei posti a bando senza prevedere maggiori finanziamenti, hanno determinato un calo del 25% dei posti a bando. Il crollo dell’offerta dottorale non è avvenuto in maniera omogenea sull’intero territorio nazionale. Dal 2006 al 2016, infatti, le regioni del Nord passano dal 43,6% al 49,1% dei posti banditi a livello nazionale, mentre le regioni del Sud passano nello stesso periodo dal 27,7% al 21,7%.
L’Indagine ADI evidenzia come la tipologia dei posti banditi sia frammentata in un ventaglio di figure molto differenti, ciascuna con sue caratteristiche peculiari. Alle due classiche figure di “borsista” e “non borsista”, infatti, si aggiungono i dottorati in apprendistato di alta formazione e i dottorati industriali. Si evidenza che l’aspettativa di svolgere un periodo di ricerca all’estero è molto diffusa tra i rispondenti del primo e secondo anno dei corsi di dottorato, ma non trova riscontro nel tasso effettivo di mobilità registrato tra i colleghi al terzo anno.
Un corposo capitolo dell’Indagine è dedicato ai numeri e alle prospettive di carriera per assegnisti e ricercatori a tempo determinato. L’Indagine evidenzia la forte concentrazione a livello territoriale delle posizioni di assegnisti, RTDa ed RTDb, con disuguaglianze crescenti fra Centro-Nord e Sud: il 50,3% dei RTDa, ad esempio, è concentrato in 5 regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Toscana e Lazio. Dalle stime dell’Indagine, il piano straordinario RTDb (DM 78/2016) risulta del tutto insufficiente a invertire la tendenza alla contrazione delle possibilità di reclutamento per i giovani ricercatori. Infatti, a fronte di 1.800 pensionamenti annui medi, meno di 1.000 ricercatori verranno inseriti in ruolo. Un secondo dato rimarca la contrazione del numero di assegnisti di ricerca, che passa dal record storico di 16.000 nel 2013, ai circa 12.000 di quest’anno (dato di settembre 2016), con un calo del 25%. Infine l’annuale proiezione sul reclutamento si arricchisce di una stima derivata da dati ANVUR sul tasso di superamento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale (ASN): nei prossimi anni solo il 6,5% di chi attualmente è assegnista di ricerca riuscirà ad accedere a una posizione di professore associato negli atenei italiani. (Fonte: Red.ne Roars 28-10-16)