LE MOLTE PERTINENTI DOMANDE DI UN RETTORE SULLE CATTEDRE DEL FONDO NATTA |
|
|
|
L’università è probabilmente oggi l’ente della pubblica amministrazione più valutato, che da tempo ha accettato che parte del finanziamento del ministero sia premiale e legato alla qualità della valutazione. Perché l’università è esclusa dalla procedura di nomina delle commissioni per le cattedre Natta? È un atto di sfiducia nei confronti dell’università. È difficile comprendere come a priori un docente che partecipa all’abilitazione scientifica nazionale (Asn) che ripartirà con regole nuove e più snelle dal 3 dicembre, sia di qualità diversa da quelli reclutati con il Fondo Natta. Per il MIUR le commissioni Asn sono di pari dignità di quelle del Fondo Natta o no? Questo non è ancora chiaro. Nel decreto del Fondo Natta ci sono solo criteri descrittivi ma non quantitativi. Perché questa differenza con l’Asn e quale procedura è migliore? La procedura prevede che ogni università può attingere per la chiamata dal Fondo Natta fino al 30% degli idonei in ciascuna delle 25 aree Erc. Se l’Erc fosse considerato un sistema più valido ed efficiente perché non sceglierlo anche per l’Asn? Al contrario per ottimizzare i tempi e la spesa perché non utilizzare le prossime commissioni Asn anche per il Fondo Natta o viceversa? Ci troveremmo in Italia con professori che hanno superato due diverse idoneità con strutturazioni procedurali numeriche e culturali delle commissioni totalmente differenti; è questo che vogliamo, e siamo sicuri che questo sia anche sinonimo di maggiore qualità, e se si a favore di chi? Siamo realmente sicuri che per ridare competitività al sistema universitario nazionale basti cambiare le regole del reclutamento o serve altro come le strutture, la semplificazione burocratica e il rifinanziamento delle università considerato che l’Italia investe solo l’1,23% del Pil in ricerca sviluppo contro il 2,03% medio dell’Ue? (Fonte: G. Paolisso, rettore della Seconda università di Napoli, R.it Napoli 25-10-16)
|