Home 2016 21 novembre RICERCA. RICERCATORI RICERCA. UNO È VERAMENTE BRAVO SE RIESCE AD ESSERE COMPETITIVO “NONOSTANTE” SIA IN ITALIA
RICERCA. UNO È VERAMENTE BRAVO SE RIESCE AD ESSERE COMPETITIVO “NONOSTANTE” SIA IN ITALIA PDF Stampa E-mail

La ricerca italiana è piena di capitale umano eccellente. La produttività scientifica misurata dagli indicatori è lì a dimostrarlo. Solo che spesso i ricercatori non sono messi in grado di esprimersi al meglio. Il leitmotiv è che è facile essere un buon ricercatore all’estero. Ma uno è veramente bravo se riesce ad essere competitivo anche in Italia. Nonostante sia in Italia.
Da tempo le leggi finanziarie hanno contratto gli investimenti pubblici per la ricerca, creando una situazione di sofferenza. Nel caso del CNR, più dell’80% dei circa 500 milioni di euro che l’Italia investe nel suo più grande ente di ricerca, al momento vanno in stipendi. Perché il taglio dei fondi statali è stato più veloce del pensionamento. Il restante 20% è costituito da spese di funzionamento (energia elettrica, riscaldamento, buoni pasto per i dipendenti). Il risultato è che per la ricerca non rimane quasi nulla. Lo stesso discorso si può fare per tutte le istituzioni pubbliche (tranne IIT) che si occupano di ricerca in Italia.
Così la ricerca in Italia si fa esclusivamente con i grant che i ricercatori riescono ad ottenere in modo competitivo da fondazioni private e/o da agenzie pubbliche non italiane. In altre parole lo Stato paga lo stipendio e il mantenimento delle strutture (che non è poco). I ricercatori, procurandosi i grant, mettono i fondi per la ricerca. Per darvi un’idea di cosa questo voglia dire, nel caso del CNR lo stato ci mette 500 milioni e i ricercatori si procurano da fondazioni private e partecipando a grant competitivi internazionali altri 500 milioni con cui possono lavorare. Paradossalmente, parte dei 500 milioni che si procurano i ricercatori vengono utilizzati per la gestione degli Istituti perché il fondo statale non è affatto sufficiente.§
Quali sono i cardini che dovrebbe affrontare una riforma che renda interessante fare ricerca in Italia? Essenzialmente tre: Finanziamenti, Assunzioni, Burocrazia (FAB). (Fonte: G. Biamonti, formiche.net 25-10-16)