Home 2020 27 settembre CULTURA DEL DIGITALE, DAD, INNOVAZIONE TECNOLOGICA NEUROTECNOLOGIE. I RISCHI DI INTERFACCE MACCHINA-CERVELLO
NEUROTECNOLOGIE. I RISCHI DI INTERFACCE MACCHINA-CERVELLO PDF Stampa E-mail

Costruire «macchine» in grado di eseguire compiti caratteristici dell'intelligenza umana, riproducendo il funzionamento del cervello, è sempre stato il sogno nel cassetto dell'Homo Technologicus. Aspirazione legittima da sempre ma che negli anni '50 ha preso forma compiuta grazie alla nascita della cosiddetta Intelligenza artificiale. Seppur fin da allora in continua evoluzione, tale disciplina ha però subito una rivoluzione concettuale e fattuale solo all'inizio degli anni '8o quando sono state sviluppate le prime macchine capaci di apprendere autonomamente un'attività senza essere state programmate esplicitamente a farlo. Utilizzando come modello computazionale precipuo le reti neurali - certo ben diverse da quelle contenute nel nostro cervello - queste macchine sono già oggi di utilizzo comune in molti ambiti (imaging medicale, guida autonoma, riconoscimento facciale, assistenti virtuali) e quindi certo utili. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio. La stessa «neurotecnologia» ha portato contestualmente allo sviluppo di interfacce macchina-cervello talmente efficaci da far «parlare» anche cervelli umani tra di loro solo connettendoli via wifi. Macchine che un giorno ci aiuteranno certo a superare handicap
fisici e mentali causati da gravi malattie ma che potrebbero anche essere usate per condizionare i nostri comportamenti agendo appunto «inconsapevolmente» sul nostro pensiero.
Proprio per anticipare scenari futuri o futuribili spiacevoli, lo scorso dicembre, l'Oecd (Responsible Innovation in Neurotechnology) ha elaborato semplici ma fondamentali raccomandazioni che si vorrebbe fossero la base di partenza per un'innovazione neurotecnologica responsabile, finali7zata esclusivamente a promuovere la salute. (F: G. Martino, CorSera 02.07.20)