Home 2010 01 Aprile Interrogativi sulle università telematiche
Interrogativi sulle università telematiche PDF Stampa E-mail
Ha suscitato allarme in alcun i docenti la campagna pubblicitaria, lanciata a Bari, e verosimilmente anche altrove, dall'università telematica denominata E-Campus. E-Campus, istituita con un decreto ministeriale del gennaio 2006, ha sede operativa a Novedrate in Brianza e sedi decentrate a Roma, Messina e Bari. Altre 8 università telematiche private, risultano a tutt'oggi registrate. L'allarme nasce dal carattere della campagna pubblicitaria, imperniata su due principali argomenti: 1) il «superamento» del concetto di frequenza dei corsi da parte degli studenti; 2) l'efficacia in termini di produttività del metodo didattico e-learning (apprendimento elettronico) assistito. Quanto al primo punto, si tratta di un ribaltamento radicale del principio formativo su cui tutta la storia dell'università europea ha operato per secoli: vale a dire il principio della vita comunitaria di docenti e studenti, in ambienti adatti a stimolare lo scambio e il confronto delle conoscenze e delle idee. E vero che tale principio ha avuto una applicazione assai parziale a causa degli insufficienti investimenti, cosicché la frequenza effettiva nei corsi delle Università pubbliche rimane ad oggi del tutto inadeguata, ma il ricorso a modalità di assistenza didattica extra-murale, e soprattutto informatica e mediatica, lo annullerebbe del tutto. Quanto al secondo punto la didattica assistita a distanza, esso sembra rappresentare la carta più efficace a favore delle Università telematiche, in quanto in effetti il criterio di produttività della didattica è uno dei parametri decisivi imposti dai Ministeri competenti per la valutazione di tutti gli Atenei. Su tutto ciò nascono interrogativi di grande momento. Il primo riguarda le garanzie di formazione libera e culturalmente pluralistica dei laureati, che sono ridotti dall'approccio telematico alla condizione di pazienti in strutture ospedaliere d'avanguardia. Il secondo riguarda la mancanza assoluta di una piattaforma istituzionale democratica nel governo di questo tipo di Università. In piena contraddizione con la legge in discussione al Parlamento, non sono istituiti né Senato Accademico né Consigli di Facoltà, e non risultano neppure previste le strutture dipartimentali, che secondo la legge dovrebbero assicurare il nesso ricerca-didattica su cui si basa la riforma Gelmini. (M. Pirani, La Repubblica 29-03-2010)