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01 Aprile
Accordi con il ministero per una maggiore autonomia degli atenei PDF Stampa E-mail
Nel cantiere anche due proposte a forte spinta innovativa: la possibilità (proposta sempre dal sen. Valditara) che le università con i risultati migliori in fatto di ricerca e didattica, dopo aver firmato accordi di programma con il ministero, siano libere dai vincoli generali su organizzazione, reclutamento e stato giuridico dei docenti; e l'idea (in un emendamento firmato da Giuseppe Menardi, anch’egli del Pdl) che gli atenei possano scegliere di «designare» il rettore tra i migliori ordinari con cattedra in Italia, come già avviene in qualche università non statale come Luiss o Bocconi, anziché farlo eleggere dai propri docenti di prima fascia (G. Trovati, Sole 16-03-2010)
 
Una nuova governance con un rettore non elettivo PDF Stampa E-mail
Il mantenimento dell’elettività del rettore inficia in modo pericoloso tutta la costruzione della nuova governance, poiché mantiene al livello più alto proprio il problema che si vorrebbe risolvere: l’irresponsabilità degli organi di governo degli atenei. Attualmente, tutti gli organi di governo degli atenei, quelli collegiali e quelli monocratici, sono sostanzialmente irresponsabili. Lo sono perché, essendo eletti, agiscono sostanzialmente sulla base della rappresentanza degli interessi degli elettori. Per cui un membro del CDA eletto dagli ordinari di una certa area tende a portare avanti le richieste della propria area di riferimento; un preside in Senato tende a difendere gli interessi della propria facoltà; un rappresentante in Senato di una specifica area scientifica fa lo stesso. In ultimo i rettori: anch’essi eletti possono agire o in modo totalmente prono agli organi collegiali ovvero, come molto più spesso accade, in modo sostanzialmente indipendente, senza rendere conto ad alcuno del suo operato. Infatti, il controllo elettorale non è un controllo efficace nelle istituzioni universitarie poiché vi è una strutturale asimmetria informativa: i professori si occupano di fare didattica, ricerca, o altro e non seguono minimamente quanto accade nei processi decisionali interni. Sono, insomma degli elettori assai poco informati che votano per appartenenza disciplinare, per sentito dire, per relazioni amicali. Quindi l’assetto di governo attuale genera esiti decisionali poco virtuosi e irresponsabili. Quando va bene, vige un sistema di presidenzialismo senza controlli e, quando va male, un assemblearismo corporativo e inefficiente. Il tutto porta, comunque, a decisioni distributive, quindi poco incisive. (G. Capano, rivistauniversitas 114, 2009)
 
Non escludere la responsabilità dei docenti nella governance PDF Stampa E-mail
Il titolo III, inoltre, deve essere esaminato nella prospettiva dei rilevanti risvolti sul terreno dell’autonomia. Giacché la marginalizzazione del ruolo della docenza nell’esercizio della governance, pone dei seri interrogativi sulle modalità di configurazione e di esercizio della libertà di ricerca e di didattica. Le funzioni di organizzazione e di governo hanno intrecci profondi che non possono essere dimenticati. La lotta contro i conflitti d’interesse, una migliore distinzione delle funzioni, una più rigorosa differenziazione dei compiti infatti non può escludere la responsabilità della docenza nella delineazione delle linee strategiche e nella determinazione della finalità dell’Ateneo. (L. Ruggiu, componente del CUN area 11)
 
I punti intoccabili della riforma universitaria secondo il ministro PDF Stampa E-mail
Per la riforma dell'Università i cui emendamenti (circa 800; tutti gli emendamenti in 186 pagine su http://www.ricercatoriprecari.it/docs/emendamenti_DDL_univ.pdf) cominceranno ad essere votati in commissione al Senato a metà aprile, il ministro Gelmini si dice aperta a modifiche ma con alcuni punti "intoccabili": "il tetto di due mandati per i rettori, la separazione tra senato accademico e CDA, l'obbligo per i docenti di garantire la didattica, la maggiore trasparenza nella stesura dei bilanci con la possibilità di commissariare gli atenei in dissesto". Così il ministro Gelmini, intervistata dal 'Sole 24 Ore'. ''In realtà - spiega il ministro - c'è qualche emendamento del relatore Valditara che va nella direzione di semplificare le regole per i concorsi. L'importante è che il Parlamento si riveli più riformista del Governo e che non pensi a tutelare le esigenze di Tizio o di Caio. Se si vogliono solo tutelare i baroni, la riforma è meglio non votarla''.
(ASCA 26-03-2010)
 
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