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L’OFFERTA FORMATIVA DELLE UNIVERSITÀ TELEMATICHE PDF Stampa E-mail

La riforma del governo Draghi fissava alcuni paletti per frenare la prolificazione di precari che mai potranno essere assorbiti dal sistema d’istruzione. Ma i criteri iniziali sono stati aggirati dall’attuale governo, con una ghiotta (e costosa) occasione per le università telematiche che rischia di trasformarsi in una cocente delusione per gli aspiranti docenti. La caduta del governo Draghi e l’insediamento dell’attuale esecutivo hanno causato un radicale rivolgimento riguardo alla formazione insegnanti. Grazie a oculate modifiche, il percorso riservato agli “ingabbiati” è stato reso una ghiotta occasione per le università telematiche: senza tirocinio e senza verifiche intermedie, i 30 Cfu si potranno acquisire con la mera frequenza di insegnamenti a distanza e con una (facile) prova finale. Questo percorso, inoltre, è l’unico a essere stato svincolato dal fabbisogno e i posti che ciascun ateneo potrà attivare non saranno commisurati alle richieste di docenza. Già questo avrebbe dovuto provocare una forte reazione, ma, almeno, si dava per scontato che tutti i percorsi sarebbero stati avviati assieme, permettendo, così come specificato nel Dpcm, di “estrarre” i 30 Cfu dell’art. 13 dai 60 Cfu erogati per le altre tipologie di corsisti. Ben diversamente, nel mese di febbraio, il MUR ha sì accreditato tutti i percorsi, ma senza comunicare i posti disponibili, invitando, in attesa di altri decreti, ad attivare solo i percorsi per gli “ingabbiati”. Il risultato è il disastro che possiamo osservare in questi giorni: soltanto le università telematiche hanno aperto le iscrizioni per questi percorsi, senza peraltro rendere pubblica come sarà strutturata la loro offerta formativa. F: C: Cappa editorialedomani.it marzo 2024.